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Il caimano (film di Nanni Moretti)

Ultimo Aggiornamento: 05/04/2006 20:55
05/04/2006 20:55
 
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Scaliamo i gradi
Qui c'è scritto angolino serio, quindi mi sa che va bene se posto questa discussione.

In caso contrario Maki, spostala e fustigami senza pietà, che tra parentesi lo sai che mi piace.



"Chi parla male, pensa e vive male. Ecco perchè le parole sono importanti."
Puntiglioso, perfezionista, viscerale e assolutamente privo di diplomazia.
Con Nanni Moretti si può essere in totale disaccordo. Più di una volta lo sono stato anch'io, pur amando i suoi film. Da "Ecce Bombo" a "La stanza del figlio" li ho visti tutti, adorando l'occhio del regista che vive di piccoli ambienti, che fa esplodere drammi, risate, psicosi dentro spazi ristretti.
Il miglior Moretti secondo me è quello capace di delineare la personalità dei suoi personaggi e le proprie opinioni personali con pochi tratti e battute semplici ed essenziali.
Questa volta, dopo cinque anni di preparazione, di lontananza assoluta dai riflettori ( a parte quella celebre frecciata ai leader di sinistra nel corso di uno dei tanti girotondi... diciamocelo, un momento assolutamente liberatorio per quanti di noi quelle stesse cose le griderebbero ancora oggi a D'Alema o all'insoppportabile Rutelli) Moretti realizza un film che tronca sul nascere tutte le aspettative sia dei fan che dello spettatore occasionale.
"Il Caimano" NON è un documentario (" La gente certe cose le sa, o fa finta di non saperle" dice Nanni intervenendo durante il film con un cameo pregno della sua simpatica arroganza) e quindi chi si aspettava un Micheal Moore all'italiana nè dirà peste e corna.



"Il Caimano" non è neppure una raccolta di filippiche gerontofile assortite come magari certi film di Nanni , nonostante il successo di pubblico, inevitabilmente erano (vedi "Caro Diario"), alimentandone, più che il mito, lo stereotipo.
Invece Moretti da "Aprile" in poi ha compiuto una vera trasformazione, mutando il suo cinema partigiano in un'osservazione della realtà che preferisce allontanarsi nauseata dai dibattiti elettorali, per sposare la descrizione di piccoli ambienti, della famiglia o della dissoluzione di essa.
Questo film infatti, sviluppandosi all'interno di un nucleo umano, lontanissimo dall'atmosfera irreale e faraonica di un Berlusconi che alla fine viene relegato sullo sfondo e che si impadronisce vergognosamente dello schermo solo durante la trasmissione delle scene del celeberrimo attacco del premier a Schultz, non trascura di gettare un rapido ed efficace sguardo ai problemi inerenti la crisi dell'istituzione simbolo del nostro paese, e il coraggioso sguardo a realtà che possono esserne una nuova interpretazione (vedi ad esempio la coppia gay)
Il geniale Silvio Orlando poi, deprimente perdente, assieme a una Margherita Buy matura e bellissima diventa, con tutti i suoi guai personali, la pedina che Nanni usa prima per lanciare qualche ironica frecciata al passato del cinema italiano di serie b ( si può essere o non essere d'accordo con Moretti sulla valenza storica o espressiva di quest'ultimo, ma le figure che tratteggia dei critici, degli attori vanagloriosi e in generale di tutto un ambiente dominato dall'ipocrisia e dall'assoluto distacco dalla realtà)



Jasmine Trinca è un'attrice giovane, su cui Moretti ha creduto, e che è stata duramente criticata per la sua inesperienza. Ma ciò che di buono ci lascia in questo film è la determinazione,lo sguardo giovane e deluso di chi ancora non ha dimenticato la valenza del cinema come critica della realtà, temi assolutamente perfetti e integrati coi siparietti tragicomici di Orlando che in realtà rappresentano l'Italia più mediocre e "vecchia", passiva e perdente.
Perchè, nella sceneggiatura del personaggio che interpreta la Trinca, non si può prescindere da Berlusconi, che in questi anni ha incarnato l'Italia.
Per tutta la durata della vicenda, si è dominati dall'impossibilità concreta di fare un film a cui nessuno crede, e che poi verrà realizzato con un estremo atto di ribellione dettato più dalla rabbia che dalla convinzione.
E quindi si arriva al vero nocciolo della vicenda, a un finale scioccante ed esplosivo, che fa male al cuore.
Moretti torna prepotentemente ad appropriarsi del film, si impadronisce dei primi piani e si cala nei panni di ciò che rappresenta l'immagine pubblica di Berlusconi.


Ne cita le più celebri dichiarazioni e le cala in un processo volutamente esagerato nel suo svolgersi e nelle conseguenze...o forse no?
A Moretti viene concesso ciò che in un paese democratico sarebbe concesso a qualunque regista con i controcoglioni: immaginare cosa potrebbe succedere se una personalità politica che per anni ha tenuto in assoluto spregio il potere giudiziario e che si è sempre difesa dalle accuse invocando una presunta autorità di fare tutto ciò che gli pare solo in base al voto popolare venisse infine condannata.
A chi di noi ha seguito con preoccupazione vera e non col passivo e cinico disincanto che sembra di moda oggi il progressivo deterioramento dei valori democratici dello stato un finale del genere non può che fare paura.
Si, a molti potrà sembrare un gigantesco spot elettorale, ma alla fine chissenefrega?
C'è bisogno di queste cose.
C'è bisogno di immaginare le conseguenze di ciò di cui spesso dimentichiamo l'importanza.
Ed è per questo che Moretti è un regista con i coglioni d'acciaio, in un paese che incredibilmente si trova ad aver bisogno di pellicole del genere, che sono come una goccia in un silenzio decisamente omertoso.

[Modificato da FiocoTram 05/04/2006 21.27]

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" Ah aha-ahhah/ La vita come rivoluzione è /La vita sempre in evoluzione ma, /Adesso voglio un cambiamento/ Adesso-tutti adesso è il momento di/cambiare per il gusto di fare /qualche cosa che mi possa stupire/ non ho voglia di seguire un modello/ è meglio non avere un modello/ sai che bello non avere un modello ora/
Vorrei cambiare capelli/Vorrei che fossero biondi/ brillanti piume di struzzo-jeans a zampa anni Settanta..WOOOHH!"
(Tributo agli ingiustamente sconosciuti Tide, geni della musica moderna^^)
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